venerdì 3 agosto 2012




 Mamma, ho perso il cervello!
Cervelli sull’orlo di una crisi di nervi.

Se i migliori cervelli andranno via per sempre di noi cosa resterà?

E’ storia trita e ritrita ormai, ma pare che non ci sia soluzione immediata. I nostri migliori talenti, quelli che si laureano a dieci anni con lode e onori, pubblicazioni e relativo bacio accademico, e non c’è da scherzare visto la terza giovinezza del corpo docenti, ci abbandonano. Abbandonano i fratelli d’Italia per approdare nell’isola che qui proprio non c’è. Benedetti figlioli, abbandonate la nave ora che affonda? Ma va là! Cerco di sdrammatizzare, anche se c’è ben poco da ridere, sentendo le testimonianze dirette di chi è andato e poi è ritornato. Ste, dottorato in statistica,  frequentatrice del Centro Lavoro del Comune di Torino,  testimonia così la propria esperienza di “cervello in fuga”:

Io sono disponibile ad essere flessibile e ad adeguarmi per fare ciò in cui credo ... non credo sia giusto che la ricerca debba fermarsi a causa dei vari tagli. Ed io piuttosto lavorerei anche a titolo gratuito.

Altra testimonianza tratta da una serie di racconti curati da Max Giannantoni e presentati da SkyTG  http://tg24.sky.it . Enrico Guarnera,  ricercatore di matematica a New York, dice:

"Paradossalmente sarebbe più facile diventare full professor qui che insegnante in Italia".


Alcuni partono per sempre, altri per ritornare un giorno. Ma al momento è prematuro capire realmente quali conseguenze avrà sul Belpaese il fenomeno dei cervelli in fuga, brain drain il nome scientifico. Con l'obiettivo di comprenderne la portata,  alcuni docenti dell'Università di Catania hanno dato il via ad un censimento sulla fuga dei cervelli. http://ctzen.it

Si calcola che annualmente i giovani talenti che emigrano in altri paesi, ben disposti e pronti a srotolare il tappeto rosso, siano circa tremila. Quanto costa in termini di capitale sociale questa dipartita? Il costo è inestimabile. E in termini economici? Alcuni dati ci vengono marginalmente in aiuto. Infatti si stima che il totale dei brevetti realizzati all'estero, dai nostri desaparecidos italiani negli ultimi vent’anni, ammonti a  4 miliardi di euro. Niente male per iniziare!

 Per le persone come Ste che credono in ciò per cui hanno studiato e che vedono nella ricerca  un impegno etico-morale, le cose si mettono davvero male. Il desiderio di dare il proprio contributo per il progresso umano, al paese che ha permesso loro di studiare e accrescere i propri talenti e saperi è castrato. Ecco cosa dice:

"Sono tornata in Italia consapevole di non poter pretendere di fare carriera come ricercatrice, ma disposta ad adeguarmi ...  Mi son sentita dire che ho un curriculum particolare, un profilo troppo elevato."

Un profilo troppo elevato vuole dire più costi che non si sa se saranno ammortizzati in termini di profitti. La Ricerca costa, gli strumenti per fare ricerca costano, le strutture costano e il personale altamente specializzato costa, per non parlare di quelle ricerche che necessitano praticamente un impegno economico vitalizio. E per un paese sull’orlo del baratro la Ricerca diventa un vero e proprio lusso. Ma parliamo chiaramente, anche nelle situazioni economiche più favorevoli, l’Italia ha avuto sempre le braccine corte sulla questione “Facciamo Ricerca”, gli italiani invece molto meno. Si ritrovano infatti, almeno due volta all’anno a elargire piccoli e grandi oboli al Theleton di turno, e in sede destinazione del Cinque per mille, mi riferisco ovviamente a chi lo fa perché ci crede e non per secondi risvolti fiscali più o meno chiari e noti.

Per quello che mi riguarda la Ricerca è sempre Bene, ed è sempre Bene farla. Purtroppo è considerata da molti un vuoto a perdere.
Ricerca pubblica, priva, ibrida, purchè se ne faccia. Farla è sempre Bene, anche se l'eticità del suo utilizzo è cosa seria, magari il problema potrebbe essere affrontato in relazione a quante probabilità possa avere una scoperta scientifica di incappare nelle mani di un Homo ebetes, nelle quali anche la pietra filosofale si trasformerebbe in pietra pomice, piuttosto che in quelle di un Homo sapiens sapiens? L’altro aspetto riguarda il modo in cui il "fare ricerca" si sia trasformato "nel modo in cui impiegare le nuove leve neolaureate". Sento già le voci spiritelle levarsi in coro.

 Ma  tanto, soldi non ce ne sono, quindi ciccia! Viva la trippa e abbasso la Ricerca.

Un'altra domanda che possiamo porci, così tanto per fare chiacchere, è la seguente: ma oltre a fuggire, ci sarà qualche cervello, di quelli con pedigree, che viene qui da noi non come turista, ma come studioso per apportare sofia e sapienza? La risposta ecco che viene da Stefano Marmi, professore di sistemi dinamici presso la Scuola Normale Superiore di Pisa che dice:

"Il vero punto è l'ecologia dei cervelli, cioè il bilancio tra entrate e uscite nel sistema: e questo è negativo non tanto per quelli che se ne vanno, ma perché non arrivano ricercatori dall'estero" http://www3.lastampa.it

Oddio, siamo nella pupù! Trogloditi delle caverne!

Infedele che non sono altro! Leggi qua, naviga là e che ti combina quest’Italia? Incentivi fiscali per il ritorno dei cervelli fuggiti. Il torna a casa Lessie dei cervelli! Paese che vai cervelli che trovi! http://www.repubblica.it 


S.o.s. a tutti i cervelli fuggitivi, che hanno abbandonato i fratecervellini nostrani meno illuminati:
Aspettateci! V-e-n-i-a-m-o a-n-c-h-e n-o-i!


Di seguito alcuni link di molto interessanti:

  •   Nel mese di maggio a Los Angeles un evento ha ulteriormente ribadito quanto gli italiani siano a pieno titolo inseriti nella realtà della ricerca scientifica mondiale.http://www.ilsole24ore.com

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