giovedì 14 giugno 2012

SCACCO MATTO AL RE: LE TRENTA AZIENDE E IL PASSAPAROLA
 Metodologie per una ricerca efficace del lavoro


Molti giorni sono passati, vi è stato uno stallo nella mia neonata attività di blogger. Forse è una questione puramente fisiologica, l'entusiasmo per il nuovo impenna, per poi scemare successivamente. Tra le varie vicissitudini che accompagnano il corso del quotidiano vivere siamo prede di dubbi e malumori e molte volte sembriamo annaspare nel mare del nulla, oppure nel caos più totale. Ma se è vero che il caos è foriero di creatività e di ordine, eccomi a rendicontare e speculare sulla mia ultima attività. 

Seminario Centro Lavoro di Torino: "TROVARE IL LAVORO CHE PIACE" del 07/06/2012.

Formatore del seminario è Nicola Giaconi, che insieme a Gianluca Antoni, è l'autore di uno dei libri, “Trovare il lavoro che piace”, che ha avuto ampio seguito nel mondo dei “cercatori di lavoro” e degli addetti del settore. Il testo è un manuale incentrato sulle tecniche per una efficiente, e si spera efficace, ricerca del lavoro. Ultimo nato è “Trova il tuo lavoro” da poco uscito nelle librerie a cura del Sole24ore. Le tecniche da manuale, potrete visionarle sul sito http://www.trovareillavorochepiace.it/.
In questa sede vorrei focalizzare le mie riflessioni su alcuni punti:

Si è parlato di bilancio delle competenze, analisi del sé, individuazione del mercato, ricerca del lavoro.
  1. Prima analisi che dobbiamo fare è quella su noi stessi, e questo direi a prescindere dalla ricerca del lavoro. Chi siamo, cosa ci piace realmente, quali sono le nostre inclinazioni, le nostre propensioni, i nostri valori. Domande che sembrano banali e scontate, ma siamo certi di conoscerci realmente, o siamo la fotocopia di qualcosa, che per mille vie e infiniti perché, si è stampata sulla nostra identità originale? La frase che tante volte si sente da chi vuole e deve ad ogni costo lavorare è: “Io faccio di tutto”. Non è vero. Possiamo avere la percezione che siamo disposti a fare di tutto, ma alla prova dei fatti capiamo che le cose stanno in modo differente. Possiamo fare ciò per cui la nostra personalità è nata per fare.  
  2.  Conoscenza del mercato del lavoro. Come si muove, da quali leggi è regolato, se è regolato, e com’è vivisezionato? Settori che sono in uno stato di insufficienza respiratoria e altri nuovi e rampanti, che si piazzano sulle prime pagine dei tabloid. Spesso abbiamo idee bizzarre, generiche e quantomeno ingenue sul mercato del lavoro, che deteriora la nostra qualità della ricerca(che se piace, è meglio!) Esempio calzante fatto al seminario: giovani ragazze, che si propongono come commesse, per poi realizzare che il lavoro da commessa si fa stando in piedi! “Ops! Mi ero sbagliata. Non c’avevo pensato. Mi fanno male i piedi!” 
  3. Impiegabilità-Occupabilità, ossia il valore di una persona sul mercato del lavoro, il quale valore dipende da molteplici fattori: la professionalità, la richiesta del mercato di quella figura professionale, caratteristiche oggettive: età, sesso, peso, colore degli occhi, denti cariati ecc ecc….  
Allora, mettendo in relazione tra loro queste tre aree, e diminuendo il più possibile la nostra approssimazione e ignoranza,  incrementando una preparazione ricca, minuziosa, e creativa,  ecco che il gioco è fatto! Niente di più difficile! Ma, probabilmente per gli esperti, non impossibile. 

Esiste una ricetta vincente per trovare lavoro? Efficaci strumenti utilizzati per la ricerca si concretizzano in un lavoro vero e proprio, e magari anche nel lavoro che piace? Sicuramente fare la cosa giusta e nel modo giusto, ci permette di ridurre al minimo la dispersione delle nostre risorse, sia materiali che emotive e psicologiche, che per chi si trova in un momento delicato come quello dell’assenza di lavoro, direi che è già tanto di guadagnato. Lo sapete che le modalità per una ricerca fruttuosa del lavoro  sono fatte per il 99% da preparazione e solamente l’1% da azione? Meditiamo.
Se è vero, come dice Nicola Giaconi, comunicatore per metafore, che anche con un uovo, maionese e capperi (che sarebbero gli smilzi talenti, competenze e professionalità di noi “sfigati” del Centro Lavoro) si possono ottenere succulenti ricette, risulterà altrettanto possibile che qualcuno sia disposto a consumare queste piccole e modeste prelibatezze? Questa è l’incognita della vita. E l’incognita diventa esponenziale se si aggiunge la variabile non trascurabile, ma di vitale importanza strategica: Lavori se conosci e quanti più conosci. La ricerca del lavoro in Italia è ancora profondamente caratterizzata dal passaparola, dalla conoscenza di quella persona, che può mettere "una buona parola a nostro favore". Qualcuno obietterebbe “Se foste Einstein non vi trovereste al Centro Lavoro”, obiezione che io rivolgo per prima a me stessa, e alla quale ribatto che se fossimo Einstein ci troveremmo in un luogo differente dall’Italia! Altro pezzo di mattoncino sulla ricerca del lavoro, dedicata a Stefania D.
Il nostro relatore, non ci molla e incalza: “Sceglietene trenta. Né venti e né quaranta, ma trenta. Trenta aziende, e concentratevi su quelle. Aziende per cui vorreste lavorare. Investigate, cercate, rimembrate nuove e vecchie conoscenze, anche il panettiere, potrebbe rivelarsi la carta vincente, per avvicinarsi il più possibile alla persona X, quella a cui abbiamo deciso di presentare le nostre “uova, capperi, maionese” e un po’ di sale, che nella vita serve sempre! L’idea ottimale sarebbe quella di bandire il curriculum vitae come strumento primo per la presentazione di sé stessi alle aziende, e invece portare in avanscoperta le nostre straordinarie facce, insieme ad una giusta razione di spirito di presenza. 
Nicola Giaconi, con una buona dose di accesa e partecipe parzialità, tifa per noi. Noi del Centro Lavoro, noi del seminario (e penso che il “noi” si possa stendere dalle Alpi alle Piramidi) Noi, che in senso affettuoso, spero, ci apostrofa come “timidi e sfigati”, e che in barba alla “timidezza” e alla “sfiga” abbiamo tutte le possibilità del creato per trovare un lavoro. Noi, gli indottrinati della cultura del curriculum vitae, possiamo presentarci con nome e cognome ben scanditi, al signor Giuseppe Rossi, titolare dell’azienda di famiglia Rossi & figli s.r.l.. e dirgli con “cuore e generosità “: "Le faccio dono di questo pennarello (alias curriculum vitae, e ancora la metafora di Giaconi incombe) lo legga e poi ne faccia ciò che vuole. Lei ancora non sa che desidera questo pennarello. Lo provi e vedrà, non ne potrà più fare a meno”. Instillare il desiderio che deve trasformarsi in bisogno. Siamo, in un modo o nell’altro, prodotti e dobbiamo essere il più attraenti possibile. Inoltre, la paura che il nostro curriculum non venga letto, o che venga gettato, ignorato, deriso, è una paura legittima per chi ha perso il lavoro, e lo sta cercando da poco, o troppo tempo. Ma pensiamo al nostro curriculum come un dono, e con generosità doniamolo, forse in questo modo sarà meno amara la pillola del “cestinato”.
Ricordiamoci che, quella dell’imprenditoria Italiana è una realtà costituita da medie e piccole aziende, sono  queste verso le quali si dovrebbero avere delle opportunità in più. Piccole realtà con le quali sarà più facile interloquire personalmente con il titolare, che è colui che decide concretamente sulle politiche aziendali, e magari piazzare un bel "scacco matto al Re"
Dice bene Nicola Giaconi, verso il quale non so quale apposizione adottare: dottore, signore, professore, guru: “Se non cambiate dentro, non cambierà mai niente” La mente costruisce dei monumenti colossali, dentro i quali ci nascondiamo, ci perdiamo, e ci illudiamo. Monumenti di “verità” preconfezionate da esibire ogni qualvolta ne sentiamo la necessità: “Io sono fatto così” “Io sono timido, sfortunato, brutto e sfigato”  “Io sono tanto intelligente, ma non lavoro, e invece quello …”  Insomma, basta aprire il cassetto giusto e di queste convinzioni ne cadono giù a pioggia. Molte volte mi rendo conto, io per prima, di essere un alibi e la parodia di me stessa. Mi rendo conto di soccombere ai miei stessi auto-pregiudizi. Mi rendo conto di non lasciare aria a questa mia mente, che brancola aprendo e chiudendo sempre le medesime porte.

“Scegliete trenta aziende”. Siate più concreti, mirati, concentrati e preparati, meno approssimativi e ingenui, fate la bella faccia, anche ad una cattiva sorte, siate brillanti, attraenti, propositivi, fate il gioco del passaparola, stanate il signor Rossi, parlate con il signor Rossi e poi … incrociate le dita.

Un abbraccio

1 commento:

  1. Bene, allora selezioniamo queste 30 aziende e poi usciamo dai nostri gusci e buttiamoci :-) imparare a conoscerci ci servirà a trovare lavoro...incrociamo le dita e via

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